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"La malia delle donne, l'ambiguo fascino di morbide forme, di occhi luminosi, di sinuosi movimenti, di suadenti voci che spesso celano un'indole feroce conferiscono all'opera di Tanizaki un singolare incanto. Più una donna appariva fedele al suo archetipo di primordiale crudeltà, più appariva impermeabile a ogni sollecitazione etica e sentimentale, più stregava la morbosa sensibilità dello scrittore. La donna di angelico aspetto ma di animo demoniaco - come viene stigmatizzata in alcuni passi dei sutra buddhisti - lo sfiora con la sua candida immagine nel dormiveglia, ossessiona i suoi sogni, pervade la sua vita. Al pari di un mistico Tanizaki è tormentato da una perenne ansia di fondersi con l'oggetto del suo amore, di stringere tra le braccia il "seno turgido, caldo, dal dolce profumo di latte " della madre, della moglie o della prostituta. Purché non sia minata dall'intelletto e dalla virtù, qualsiasi donna possiede per Tanizaki il più prezioso carisma, il potere di riscattare l'uomo dal limitato mondo della razionalità, di condurlo in un cangiante universo dominato dalla grazia, di farlo pervenire all'illuminazione, ossia alla finale consapevolezza che "la donna è un arcobaleno nel vuoto del cielo, un'effimera illusione." (Lydia Origlia)