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"Sappiate che mille e centonovantasette anni dopo l'incarnazione di Nostro Signore Gesù Cristo, al tempo di papa Innocenzo III e di Filippo re di Francia, e di Riccardo re d'Inghilterra, il suddetto papa bandì l'indulgenza: tutti coloro che si fossero fatti crociati sarebbero stati assolti dai peccati commessi": così inizia questo libro straordinario, dello storico Geoffroy de Villehardouin, di cui si hanno scarsissime notizie, se non che partecipò alla crociata di cui il suo testo parla. Com'egli afferma, la Quarta crociata è tipica di un processo di stravolgimento dell'aspetto ideologico-mistico in un fatto di conquista e colonizzazione. Occorreva giustificare l'allentamento dell'idea-forza, della tensione alla liberazione del Santo Sepolcro, scrive la curatrice di questo testo, la francesista Fausta Garavini "e legittimare la nuova fisionomia della crociata latina", ossia di una guerra fondata su interessi economici, tesa a strappare all'avversario terre e ricchezze. L'impresa si concluse con una disfatta dei crociati; Villehardouin si fa loro avvocato difensore e fornisce loro una giustificazione politica.