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La prima stesura di Madame Bovary, il capolavoro che cambiò il romanzo moderno, era molto diversa dal meraviglioso blocco «di porfido, senza un interstizio, senza un'aggiunta» che Proust ammirò e che Flaubert ottenne dopo anni esasperanti di dubbi, correzioni senza fine, tagli feroci. Questa "prima" Bovary sorprende per la prosa mobilissima, lirica, fluente; per la quantità e bellezza di immagini, affondi psicologici, varietà dettagliata di paesaggi, ambienti, discorsi. Sorprende soprattutto per lei, Emma, alla quale Flaubert dà tutta la ricchezza della propria psiche, ossessionata dalla ristrettezza della vita. Non le ha ancora amputato le ali per ridurla a un caso di adulterio e di suicidio nella bêtise della grigia provincia. Le sue rêveries, la sensualità voluttuosa, l'umore nervoso, i capricci, le allucinazioni, la malinconia nera, disperata, le crisi mistiche, la metamorfosi in femme damnée hanno vibrazioni acute e profondissime, in un continuo oscillare e alternarsi di toni.