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Julius von Schlosser è un figlio eccellente di quella Vienna capace di stupire per i suoi acrobatici volteggi, compiuti, però, con incredibile grazia. In quella Vienna si sviluppò la religione "scientifica" di Freud, mentre la gente si dilettava della graffiante critica sociale di Schnitzler e Kraus. Le arti si muovevano tra la Secessione e il razionalismo di Wagner e quello estremo di Adolf Loos, tra i bizantinismi di Klimt e lo sconvolgente Schiele. Nei postumi di quell'atmosfera, Julius von Schlosser, nel 1937, scrive questo saggio che può definirsi a buon diritto il suo testamento spirituale: un esame attento del passaggio e dell'incontro di due anime culturali, fra Antichità e Medioevo, da cui scaturirà l'Europa che conosciamo oggi.