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Un percorso espressivo ed editoriale assai tormentato quello di Beppe Fenoglio. Nell'estate del 1959 Fenoglio era sul punto di portare a termine il suo "Magnum Opus". Dei settanta capitoli di questo ambizioso progetto ne avrebbero visto la luce, lui vivente, solo una manciata, l'odierno "Primavera di bellezza". Questo titolo, in un primo assetto, era da riferirsi con maggiore pertinenza alle esperienze da liceale ampiamente documentate in una sequela di raffinatissimi capitoli, poi soppressi. Per capire una situazione filologicamente contorta qual è questa, bisogna pur sempre ricorrere all'"Edizione Critica" curata da Maria Corti nel lontano 1978. I diversi volumi e le compilazioni attualmente a portata di mano non mettono il lettore in condizione di apprezzare la dinamica dell'ardita espressività fenogliana; si limitano ad una staticità da "Textus Receptus" senza fare i conti con la dinamica interazione delle diverse stesure, per la maggior parte provvisorie. Esse non accolgono neppure gli ultimi fondamentali capitoli del cosiddetto Partigiano che, una volta troncato il discorso, sono rimasti in inglese e, per questo motivo, isolati.