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Celebrato e snobbato, molto discusso ma poco letto, spesso trascurato dalla critica, il ponderoso "Infinite Jest" di D. Foster Wallace, fu salutato come "il monolite kubrickiano della letteratura giovane". Di quest'"opera spettacolare", stupefacente nella sua immensa ispirazione, illuminante nella sua profonda, disarmante tristezza", il volume di Filippo Pennacchio indaga sia le implicazioni storiche che i risvolti formali e strutturali.