Tab Article
I contraddittori processi di costruzione dell'immaginario nazionale cubano, nell'arco temporale compreso tra la prima metà del XIX secolo e la formazione della Repubblica, si riflettono nel poliedrico prisma della produzione letteraria dell'Isola dove pluriverse figure dell'identità prendono voce cercando, ogni volta, di istituirsi a modello unico di interpretazione del reale. Il programma del blanqueamiento, realizzatosi attraverso le immagini del negro schiavo e della mulatta sensuale, e l'invenzione della Patria meticcia o transculturata, costituitasi grazie a succulente allegorie prese a prestito dal vocabolario enogastronomico, come el ajiaco de culturas (Ortiz), el cóctel (Guillén), la taza de café con leche (Ballagas), el mosto (Mañach), rappresentano l'opaco sincretismo omologatore attraverso il quale mantenere il controllo sull'ordinamento sociale, organizzando discorsi del potere, tanto utopici quanto performativi, finalizzati ad alterare il vero volto del reale e a occultarne i conflitti.