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Poeti, vagabondi, operai, uomini dall'esistenza semplice ma inquieti nell'animo: hanno scandito la vita di Alda Merini tra amore, follia, crudeltà, spesso senza capirla, a volte con un sentimento di inadeguatezza, di smarrimento, di solitudine. Ma sempre "sono entrati nella mia immaginazione e l'hanno fomentata", senza che lei mai smettesse di essere una "creatura libera, io che vivevo tra verze e ortiche". Per questo oggi lei ne parla, in pagine a tratti surreali e provocatorie, ora commoventi ora esilaranti, e lo fa soprattutto con affetto infinito e gratitudine. Perché l'amore è stato - ed è - il pane che ha nutrito i suoi versi e l'ha mantenuta vitale, nonostante la sofferenza fisica, il manicomio, i lutti che hanno solcato la sua vita.