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"In quella specie di devota adeguazione di tutti al sogno, alla forza, al genio di uno solo, non c è posto per le supponenze individuali, né per le confidenze soggettive, né per gli stati d'animo particolari: l'Abba racconta solo di sé negli altri. Non c'è Garibaldi distinto dai suoi gregari, così non ci sono ricordi e impressioni di un testimonio o di un attore che si senta differente da tutta quella gente, con la quale si va come un cuore solo. Egli scrive per tutti e in nome di tutti; le sue sono le noterelle di "uno dei Mille", testimonianza di quel nascosto stato d'animo "garibaldino", di quella vaga e diffusa fiducia mistica, senza le quali cose l'impresa dei Mille non s'intende, o resta una pura astrazione fantastica." (Luigi Russo)