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"La caduta del muro di Berlino produsse in molti la fugacissima illusione dell'avvento di un mondo finalmente armonico. Armonico in ragione della vittoria ultima e conclusiva dell'Occidente, liberista in economia e liberale e democratico in politica, sul suo antagonista (il comunismo). Tempestivo come nessuno nell'annuncio di tanta epifania, Francis Fukuyama pensò bene di accompagnare quell'annuncio con una rivelazione ancora più straordinaria: nientemeno che la fine della storia. E tuttavia in questo caso non si trattava di millenarismo. Le sue enunciazioni non avevano nessun accento apocalittico. Quel che volevano anticipare al mondo era un futuro non più segnato dallo scontro ideologico, bensì orientato alla concordia e alla pace. Quest'ultima, assicurava Fukuyama, sarebbe stata garantita dall'universalizzazione della democrazia liberale-occidentale che sarebbe pertanto diventata la forma ultima di governo dell'umanità. Perno di un mondo siffatto, gli Stati Uniti cui sarebbero toccati l'onore e gli oneri derivanti dall'essere ormai l'unica superpotenza. Niente di tutto questo, evidentemente. Il libro della storia non soltanto non s'è chiuso, ma è stato immediatamente aggiornato con inediti capitoli scritti da protagonisti nuovi o rimasti per lungo tempo in ombra". Giorgio Carnevali racconta di un mondo non più bipolare, dove al crollo del Muro sta seguendo il declino dell'ultima superpotenza sopravvissuta, gli Stati Uniti.