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Il volume è dedicato a quel lato nascosto della narrativa e della scrittura femminile del Novecento italiano che merita di essere portato alla luce, non solo per ragioni di riscatto sociale. Vi sono motivi letterariamente intesi, per una collocazione ai crocevia del secolo XX che non appaia solo la "riserva indiana" per scritture minori. Paola Drigo dal regionalismo veneto merita di avere voce in quella narrativa d'inizio secolo scorso che va dallo smarcamento dell'ipoteca verista e della scrittura d'appendice a forme di realismo autentico, impiantate sul femminismo e sull'esame del mutamento delle funzioni e sul ruolo domestico della donna, dietro la spinta di nuovi agenti culturali. Un contributo importante, talvolta ambiguo, alle dispute femministe negli anni Trenta è anche quello di Irene Brin: animatrice di dibattiti sul garbo donnesco e di imprese artistiche, Brin fu prima ancora il primo grande esempio al femminile di giornalismo, di critica e di narrativa colta negli anni di cambiamenti di rilievo nel romanzo, al campo sociale e professionale. Infine Laudomia Bonanni, a cui una vicenda personale di riservatezza ha impedito il riconoscimento di un indubbio talento narrativo. Da un contesto ambientale non agevole, Bonanni ha riflettuto con raro effetto artistico novità anche radicali nel nostro romanzo tra anni Cinquanta e Sessanta, ponendosi ad osservatorio critico fuori dalle facili etichette delle scritture femminili dell'epoca.