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Firma assidua del Corriere della Sera, sin dal 1926 Orio Vergani si rivela pioniere versatile e appassionato di un giornalismo vocato a interrogare le molteplici espressioni della realtà, traducendole, con la vigoria della sua penna, in occasioni conoscitive, ritratti antropologici, affreschi societari. Un'«alluvionale mole» di scritti consente di ritrarre la fisionomia pubblica e privata di questo «lettore quotidiano della vita». A partire dai nodi ricorrenti, dalle costanti inquiete dei racconti, si disegna, in questo studio, un percorso intellettuale e interiore che trova nel diario steso dallo scrittore tra il 1950 e il 1959 una sintesi "illuminante" in cui il privato del ricordo interseca la storiografia ufficiale. Un'attenzione particolare si riserva al rapporto con la Spagna, alla «più tragica ed unica guerra civile che la storia moderna ricordi», da cui si genera la collaborazione con il periodico fascista italo-spagnolo «Legioni e Falangi». Dall'Assedio dell'Alcazar. film di un popolo, del 1940, alle Giornate di Barcellona, sino alla Grande vasca, del 1943, prende corpo, sulla «doppia tastiera» del reportage e dell'invenzione letteraria, l'itinerario di significativa rimeditazione del vissuto personale e storico del giornalista. Attraverso tale dialogo intertestuale si pone così l'accento sulla tensione conoscitiva della scrittura di Vergani contribuendo ad affrancarne lo spessore problematico dall'omologazione al giornalismo di regime.