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Dedicati al rapporto tra letteratura, religione e potere politico, i capitoli di questo libro affrontano, prendendo spunto dalle opere di scrittori di prima grandezza (Guicciardini, Della Casa, Folengo, Tasso) ma anche di personaggi meno noti (Ferrante Carafa, Tommaso Buoninsegni, Giovanni Fratta), una serie di questioni cruciali per la civiltà del Cinquecento: il rapporto tra profezia e astrologia, la rappresentazione in forma epica di eventi contemporanei reali o fittizi, le relazioni tra intellettuali e forme del potere. Le pagine dedicate all'arte metaforica di Giacomo Lubrano, inserite in appendice per ragioni cronologiche, costituiscono la prosecuzione del medesimo discorso in un contesto storico ormai profondamente mutato.