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"I saggi qui riuniti sono nati in tempi diversi, più e meno lontani, legati però da un interesse, se non un metodo, comune e da un filo conduttore che mi pare li unifichi per la prospettiva di lettura dei testi, l'intreccio tra questi ultimi e le loro intersezioni, il criterio di estendere l'obiettivo dell'indagine dagli autori più noti e studiati a scrittori poco noti, indubbiamente 'minori', ma adatti, secondo gli storici, a illuminare il panorama culturale di un'epoca e a suggerire ulteriori ricerche. Come ho già detto altrove, credevo allora e continuo a credere oggi in una lettura testuale costruita sulla dialettica dello scrittore e del genere, della forma e delle relazioni, dei nessi e dei modelli di cultura. Volevo uscire da una critica esterna se non estranea a testi poco noti, per non dire sconosciuti, del passato; una critica ferma a un'idea di discorso 'attuale', senza storia, del tutto autoreferenziale e immobile nell'assoluto di un presente che annulla il divenuto, il diverso, il mutato dagli eventi e stratificato nei secoli. Tentavo di ricondurre all'interno di una totalità diacronica lo statuto delle forme, dei temi, dei nodi della letteratura e dell'oratoria celebrativa, di Stato o di corte, in due centri emblematici quali Venezia e Torino. Proprio per cogliere numerose, significative analogie, pur nelle differenze strutturali dei due microcosmi, e inserire il mio discorso in un sistema di conoscenza documentaria delle fonti principali."