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Amori proibiti, tranelli, torture, stupri, maledizioni, patimenti e orrori sono gli elementi chiave della prosa di Francesco Mastriani (1819-1891). Giornalista e scrittore napoletano di avvincenti e controversi romanzi d'appendice, egli deve la sua fortuna letteraria alla straordinaria capacità di mescolare fantasia e finzione con i fatti di cronaca nera che affollavano i giornali partenopei dell'epoca. La narrativa eli Mastriani - che si inserisce nella grande tradizione gotica francese e del feuilletton, e in quella settecentesca d'Oltremanica - si nutre di due tipologie di mostro: la donna, aristocratica, seduttrice, madre assassina, fattucchiera, popolana; e l'uomo, seduttore e carnefice. A queste si aggiunge la figura ambigua del medico, personificazione della ricerca scientifica che semina morte in nome della scienza, a cui è dedicato grande spazio ne "La cieca di Sorrento". "I misteri di Napoli", invece, è uno degli esempi più vividi del gotico sanguinario, preludio del romanzo poliziesco e della detective story verso cui tende la "trilogia psicoanalitica", fase culminante della prosa di Mastriani, in cui il gotico si arricchisce di tematiche esistenziali. All'analisi degli elementi gotici presenti nelle opere dello scrittore napoletano (dalla scelta di immagini macabre a quella dei personaggi, veri e propri mostri umani) è dedicato l'interessante libro di Patrizia Bottoni.