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Mai come nel XX secolo il corpo è stato al centro di pratiche sociali e politiche e della riflessione su di esse. Dallo sviluppo dei saperi biomedici, alle tensioni fra i desideri dei corpi sessuati e le norme sociali. Dalle immani distruzioni - di corpi, innanzitutto - delle guerre, dei lager o delle catastrofi "naturali", al piacere offerto allo sguardo dai corpi del cinema, della Tv, dei nuovi media. Dalla pornografia mediatica di massa, alle prestazioni, altrettanto "pornografiche", perché irraggiungibili dai comuni mortali, degli atleti. Dalla visione, sullo schermo di casa, di corpi disumanizzati dalla fame o dalle malattie, alla speculare epidemia globale dell'obesità, all'erotizzazione dei consumi di massa e, quindi, dell'economia globale e globalizzata. Il corpo è al centro del XX secolo perché nel XX secolo è cambiato il modo di guardare il corpo. Nel tempo in cui il corpo non è più "proprietà" di Dio né dello Stato, ma neppure dell'individuo libero e consapevole (benché ci si illuda che sia così), nessuno può dire con certezza che cosa sia il corpo. Proprio per questo, il nostro è anche il tempo in cui inizia la possibilità storica di una sociologia del corpo.