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In un ambiente di incomparabile bellezza ma talmente duro da risultare ostile, l'onore per gli uomini e la fertilità per le donne emergono come i valori fondamentali attorno ai quali i beduini delle comunità tradizionali a oriente e a occidente del Nilo organizzano la loro vita pubblica e privata. Ma mentre l'onore, prerogativa esclusivamente maschile, può essere liberamente controllato dall'uomo, la donna non può comandare la propria fertilità. Se una sposa non riesce a dare alla luce figli maschi, o peggio, non è fertile, viene spesso ripudiata o deve accettare di condividere il suo uomo con un'altra donna. Lo studio dei riti, delle pratiche magiche, degli ornamenti e degli amuleti ha messo in evidenza che, a partire con ogni probabilità dalla seconda metà del secolo XIX, le donne beduine sono riuscite a costruire un particolare tipo di relazioni tra magia e pratiche discorsive dominanti, che si è sviluppato e consolidato secondo tre principali direttrici: esaltare e proteggere l'unicità del proprio ruolo di madre, deviare su agenti esterni la responsabilità degli insuccessi nel campo della fertilità e modificare a proprio vantaggio un certo numero di relazioni ideali e materiali derivanti dal proprio ruolo privato e pubblico. Questa azione dialettica è stata inscritta in maniera singolare negli argenti, nelle pietre e negli amuleti.