Tab Article
7 marzo 1888: viene divulgato dal Sant'Uffizio il decreto di condanna di 40 proposizioni tratte dalle opere di Antonio Rosmini perché infette di ontologismo e panteismo. I suoi seguaci bollarono quella censura come la riedizione della condanna comminata a Galileo nel 1633: ennesima dimostrazione della chiusura del Vaticano Regio nei confronti delle istanze di riforma del sentimento religioso e delle conquiste del pensiero moderno. I rosminiani non si limitarono all'evocazione del caso Galileo: denunciarono l'opposizione della Chiesa anche nei confronti di una teoria dell'evoluzione reinterpretata in chiave creazionista e finalista. Negli stessi anni Antonio Favaro portò a compimento l'Edizione Nazionale delle Opere di Galileo: un'impresa che, nel contesto dello scontro tra il nuovo Stato unitario e la difesa vaticana del dominio territoriale, venne assumendo forte valenza civile. Ha prevalso finora l'immagine di un Favaro che attraversò senza lasciarsi coinvolgere una stagione caratterizzata da battaglie sanguinose in nome e per conto di Galileo. Dalla lettura dei suoi contributi, dall'esplorazione del carteggio e dalle relazioni di amicizia con i cattolici liberali, che contrapposero alla restaurazione leonina del tomismo il triumvirato Galileo-Rosmini-Darwin, emerge invece la fisionomia di uno studioso che visse col 'suo' Galileo le passioni del Risorgimento.