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Napoli, Parigi: Luca Giordano, Théodore Géricault. Napoli, ricostruita nella sua cultura seicentesca e poi studiata nella pittura di Luca Giordano e nella sua sintesi geniale di naturalismo e barocco, il vero continuatore di Jusepe de Ribera. Parigi, vista all'inizio del XIX secolo, nella contrastata grandezza della sua storia, nel momento in cui la crisi della pittura neoclassica esplode nell'opera di Théodore Géricault. Che cosa mette insieme questi autori così lontani tra loro nei tempi e nelle culture? Lo dice il titolo del libro. Dipingere la vita: i due artisti dipingono la loro furia antiaccademica, il senso della vita che li pervade. La «dannata libertà di coscienza» di Giordano lo spinge, pittore barocco, a cogliere l'ombra e il tragico di ciò che si svolge nello spazio infinito. Géricault, qui visto nei suoi paesaggi rari e intensi, si schiera contro la natura marmorea dei neoclassici, vive la natura nella sua insita, drammatica potenza e tragicità. Compone i suoi paesaggi a due livelli, di cui uno è 'nascosto', e che riflette le sue ossessioni e la presenza del destino, del male e della lotta che attraversano il mondo. Il libro propone anche l'attribuzione a Géricault di un paesaggio inedito, che si ritiene dipinto a Roma nel 1817.