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«Non importa sapere se Giovanni Piga ha scritto le poesie di Frunzas in sardo (come in effetti è) e poi le ha tradotte in italiano o viceversa. Infatti la lingua è soltanto uno degli elementi dell'identità, certamente tra i più importanti, ma non l'unico. [...] Intanto è importante l'operazione culturale, seria e 'parallela', portata avanti con Frunzas che presenta, rigorosamente a fronte, due versioni linguistiche, proiezioni del medesimo 'essere sardo'. Certamente l'orgoglio e la fierezza dell'appartenenza sono tra i leitmotiv che legano questa importante raccolta di Giovanni Piga. [...] Frunzas raccoglie un nutrito corpus poetico che va dalle liriche degli anni '80 a quelle dei giorni nostri. [...] Non si può non sottolineare, in tutto l'iter poetico rappresentato in Frunzas la presenza di un sentimento religioso, più che un anelito la certezza dell'esistenza del Signore che vede e provvede. [...] E proprio nelle ultime poesie, alcune delle quali collocate alla fine del libro, la voce di Piga si fa realmente universale implorando parola anche per chi, costretta dal burka, stenta ad essere riconosciuta come persona.» (dall'introduzione di Neria De Giovanni)