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Il racconto, "visceri sul tavolo", della discesa negli inferi dell'eroina, demone personale dell'autore e dannazione di una generazione sopraffatta dal fallimento degli ideali giovanili. Disegnato su fogli sparsi, quaderni a quadretti, carta di recupero, con un tratto scarno ed essenziale, «Pompeo» ha l'urgenza di un poema lirico e la sfrontatezza di un diario privato. Un'opera tenera, atroce e struggente, che dal ciglio del baratro costringe tutti noi a guardare di sotto. Introduzione di Vasco Brondi. Postfazione di Maria Comandini Pazienza.