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Forse. La precarietà si nutre di forse. Ma lo scrittore precario ha pure una certezza: quella di essere uno scrittore anche se non vende milioni di copie, anche se non va da Fazio a promuovere la sua ultima fatica, anche se sta fuori da qualsiasi classifica. Lo scrittore precario scrive comunque, e scriverà sempre, al di là di ciò che potrà capitargli, in un caso o nell'altro, perché la sua identità coincide con la scrittura e vive attraverso di essa; scrive perché le viscere esplodono, le mani sanguinano, il cervello è in subbuglio, il cuore grida, e intanto qualcosa - o molto - sopra al foglio compare: scava nel mistero dentro di sé e lo rende materia concreta.