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Sono passati trent'anni dalla morte del regista tedesco Rainer Werner Fassbinder eppure si avverte ancora l'urgenza di indagare la sua sterminata filmografia. Gli aspetti più studiati del suo cinema sono stati la rielaborazione del "genere" (in particolare del melodramma), la personale visione della società nazista e post-bellica, i rapporti di potere inseriti nell'ottica della lotta di classe. Ciò di cui si occupa questo saggio è l'appartenenza del cinema fassbinderiano ad un'estetica masochista, i cui elementi formali e semantici vengono analizzati attraverso l'utilizzo di strumenti teorici presi in prestito da differenti discipline: la critica cinematografica, la letteratura, la psicoanalisi e la filosofia. I personaggi fassbinderiani, lungi dall'essere le ignare vittime di un processo storico/economico che opprime i più deboli, subiscono la fascinazione del desiderio masochista che perseguono con totale dedizione, consapevoli che ciò li porterà al fallimento esistenziale.