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Il tempo smorza le tinte forti e attiva una patina di mistero sulla tela pittorica. Non così nell'esistenza e nella scrittura di Giuseppe Selvaggi, pendolare con il cuore e con la mente fra la terra d'origine (la Puglia, Bisceglie) e quella d'adozione (la Lombardia, Milano). La maturità umana e la lettura esistenziale di cui è capace, favoriscono i toni della riflessione e la delicatezza del verso poetico che costella le pagine di questo libro; l'attaccamento alla vita e l'immersione negli eventi ripropongono le tinte accese e la robustezza del linguaggio in prosa che introduce le liriche. Ascolta il vento e veleggia nei sentimenti l'autore, in moto perpetuo fra i balconi e i sottani, le nebbie e i cieli tersi, le partenze e gli arrivi, la contemplazione del paesaggio e le voci pressanti della metropoli. Estatico e materico, impalpabile e sanguigno, poeta e scrittore, pittore e scultore, cultore delle radici nella liquidità odierna.