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Questo saggio, scritto da Linda Cesana, appartenente alla generazione filosofica del 1981, e da Costanzo Preve, della generazione filosofica del 1943, è un omaggio a Karel Kosík, pensatore oggi pressoché oscurato. La scelta del titolo del libro è stata dettata dal peso che le parole verità e giustizia rivestono nella riflessione di Kosík. Se in "Dialettica del concreto" il filosofo utilizza spesso la parola verità, in alcune interviste e saggi degli anni Novanta del Novecento compare spesso anche la parola giustizia. Il vero e il giusto sono quindi rilegittimati ad oggetto proprio della filosofia, nella sua distinzione dall'ideologia. Nella seconda parte del libro il concetto guida è quello di "seconda restaurazione" per leggere il ventennio 1989-2009 come caratterizzato dalla rappresentazione ideologica del Novecento come secolo delle ideologie sanguinare e che quindi silenzia i pensatori i quali, al pari di Kosík, criticarono il comunismo storico novecentesco senza abbracciare il liberismo occidentale. Per accogliere l'eredità di questo pensiero è necessario deideologizzare la filosofia, liberare lo spazio filosofico.