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Il libro racconta la vita di Raffaele Raffaeli. Nato a Faenza nel '22, diplomato maestro elementare, giovanissimo sposa gli ideali del fascismo e si arruola volontario nella milizia volontaria della sicurezza nazionale. Combatte in Jugoslavia e in Russia, dove conosce l'orrore della guerra e rimane ferito. Tornato a casa, da ottobre 1943 al '44 compie, come segretario del partito fascista faentino e poi capo delle brigate nere, una serie di operazioni di rastrellamento, rappresaglia, tortura ed esecuzioni nel territorio faentino mirate a combattere qualsiasi forma di collaborazione da parte della popolazione con i partigiani. Nel maggio del '45, finita la guerra, fugge verso Roma e, protetto da ambienti ecclesiastici, riesce a costruirsi una nuova vita familiare e professionale, evitando una cattura che gli sarebbe stata fatale (sul suo capo pende una condanna a morte in contumacia del '47). La sua pena viene ridotta con il passare degli anni fino all'amnistia definitiva nel '59. Da fine anni '50 divenne professore di un liceo privato a Roma. Insegnerà fino alla fine dei suoi giorni; stimatissimo dai suoi allievi, punto di riferimento per generazioni di studenti, muore nel 1981.