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Ben 114 sono le novelle composte da Federigo Tozzi nell'arco di dodici anni (1908-1920). «Novelle» e non racconti, perché si tratta di un genere ben codificato a inizio Novecento, caratterizzato non solo da brevità e narratività, ma anche dalla tendenza a concentrare tutta la carica narrativa nel finale. Romano Luperini le considera, insieme con le "Novelle per un anno" di Pirandello, il corpus novellistico più significativo della letteratura italiana del primo Novecento. Le novelle raccolte in queste volume hanno tutte in comune l'ambientazione romana, o comunque un riferimento significativo alla città dove Tozzi visse stabilmente dal 1914 al 1920. "Novelle romane" è il titolo scelto per una raccolta che d'autore non è né potrebbe essere stata. L'ordine in cui esse sono disposte nel libro ricalca quello della loro composizione, permettendo al lettore di misurare come Tozzi non nasce grande scrittore di novelle ma lo diventa. Testi tutt'altro che improntate alla retorica bellicista, che insistono soprattutto su riflessi del conflitto sulla vita quotidiana delle persone comuni.