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"Non si può non convenire con Salvatore Settis quando sostiene che l'arte del XX secolo ha scardinato i perni stilistici, formali e concettuali su cui fondava la nozione di classico nel mondo antico e in quello rinascimentale, conferendo a questo concetto una nuova configurazione. La citazione di forme classiche o l'evocazione di un tema apparentemente classico non qualifica come classica l'opera di un'artista, soprattutto se non rievoca 'l'essenza del classico'. È chiaro che l'idea di classico nel corso degli anni ha subito una sostanziale evoluzione: 'ogni epoca per trovare identità e forza ha infatti inventato e un'idea diversa di classico'. La pittura di Adriano Fida ha il suo file rouge nell'analisi della nozionea del classico nell'arte figurativa del nostro tempo. Se i suoi temi provengono dal repertorio leggendario e mitologico della cultura greco-latina, mutuata dal suo territorio di origine, i suoi soggetti sono trattati con un lirismo aspecifico, collocandolo, e questo non sembra dispiacergli, contro corrente rispetto alle scelte modaiole di tanti suoi contemporanei. (...) Fida con la sua pittura s'incammina lungo i sentieri della storia alla ricerca delle ragioni dell'essere. Idealizza nel suo immaginario un mondo ancora inviolato, solenne nella sua integrità, per lasciare tracce labili del suo passaggio o raccogliere frammenti che documentino il suo viaggio solitario e il tenue tentativo di dialogo ininterrotto con gli altri." (dall'introduzione di Ferdinando Creta)