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"Perché proprio il corno delle Alpi...?" Questo è ciò che più spesso mi è stato domandato durante le diverse fasi di ricerca. Cosa spinge una cittadina romana, cresciuta tra palazzi di cemento, semafori e traffico, a interessarsi a uno strumento tipico delle regioni alpine, nato nei pascoli svizzeri, tra valli sconfinate? Uno strumento che nulla possiede di meccanico, che anticamente non era altro che un tronco d'albero scavato e svasato. Forse il desiderio di novità, di qualcosa che andasse totalmente oltre il mio retaggio culturale, che fosse totalmente "altro" rispetto, soprattutto in campo musicale, al tipo di formazione ricevuta. Fu solo però quando lo udii per la prima volta suonare, che capii cosa mi avesse spinto lontano dall'Italia, dalla mia rigida formazione classica, dal mio sistema temperato, dal mio palazzo di otto piani. Il suono fuoriusciva fluido e caldo, libero, privo di ostacoli. Lo "vedevo" librarsi in aria, potente, udibile a chilometri di distanza, libero di raggiungere alberi e prati, boschi e vette, senza barriere, senza limiti. Finalmente compresi. Cercavo la libertà.