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Per decenni, la domanda sulle possibili attività artistiche dell'Homo Neaderthalensis sono state considerate di marginale interesse in campo archeologico. Tuttavia, le scoperte degli ultimi anni hanno spinto il mondo accademico ad affrontare il tema con estrema serietà. Da decenni sappiamo che, sia in Europa sia altrove, l'uomo di Neanderthal usò ocra rossa per scopi simbolici, seppellì i morti e trasformò denti animali in ornamenti. Nel 1995, un femore perforato di orso fu rinvenuto in Slovenia, e interpretato come un possibile flauto. Nel 2016 in Francia, gli archeologi scoprirono un circolo di stalagmiti spezzate accuratamente 175 mila anni fa. Un uso non utilitaristico, che lascia intendere un atto cerimoniale e simbolico antichissimo. Nel 2018, infine, su Nature compare un articolo sorprendente: alcuni dipinti preistorici vengono datate ad oltre 65 mila anni fa, quando in Europa era presente soltanto l'Uomo di Neanderthal e 20 mila anni prima dell'arrivo dell'Homo Sapiens. Queste scoperte rappresentano la prima prova di un senso artistico da parte dell'Homo Neanderthalensis e impongono una profonda revisione di tutte le nostre conoscenze sullo sviluppo del pensiero simbolico umano e una riconsiderazione delle stesse impostazioni di classificazione archeologica dei concetti di "simbolo" e "arte".