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Questo libro racconta alcune manie cinematografiche con la consapevolezza che il chiodo fisso di Fellini, Hitchcock e Tarkovskij si è radicato nel tempo contestualmente alla poetica, e allo stile creativo delle tre carriere. E però mentre il discorso è agevole per Fellini e Tarkovskij, per Hitchcock, data la differente essenza della sua mania che si fissa su un oggetto (il paralume) invece che sullo spettacolo o su un elemento della natura, la questione è alquanto differente perché più intrigante, decisamente ambigua e sovente "oscura": altrimenti che fissazione sarebbe... Tra gli elementi comuni alle manie del nostro trio registico, due di questi sono la luce e il movimento, nuclei essenziali senza i quali parlare di cinema semplicemente non avrebbe alcun sento. In queste pagine, il secondo abbraccia la luce che riguarda l'illuminazione della pista del circo e i riflettori che mettono a fuoco i clowns felliniani, le luci degli enigmatici paralumi hitchcockiani, per posarsi conclusivamente sui mutevoli riflessi delle inquiete acque tarkovskiane.