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"Così, tra terra e luna Caro Laurino, "ai poeti è permesso di credere alle sirene". Ai poeti è permesso di buttare lì domande "che chiamano altre domande", domande "balbettate, piante pregate, bestemmiate". Ai poeti è permesso di essere matto, "non tanto, solo un pochino", quel tanto almeno per poter trovare parole. Perché ai poeti è permesso di trovare parole. E le parole vanno cercate, con impegno, tempo, passione, bisogno di verità. Con "tigna", per usare una parola d'una lingua a te cara, la lingua di Roma, la città di un flash, di un quadrato di cielo celeste dove però, maledizione, non c'era l'amica di sempre, la luna, rubata da palazzi stanchi e gonfi di storia, la luna che in questo libro ci accompagna grazie al tuo dialogo intenso, profondo. Ai poeti è permesso di trovare parole, anche se poi, alla fine, la consapevolezza rimane sempre quella di aver trovato comunque "parole malferme". Perché poi le parole, loro, sono per forza malferme. Dante, Paradiso, c. XXXIII, v. 64-66. «Così la neve al sol si disigilla; così al vento ne le foglie levi si perdea la sentenza di Sibilla». Le parole della Sibilla volano via come la neve si scioglie al sole, come le foglie volano via leggere col vento. Anche la vita, anche noi due, io e te, siamo foglie che volano via, siamo parole scritte sulle foglie destinate a perdersi nel gran mare dell'essere: e non c'è niente da fare." (Dall'Introduzione)