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Nutrita da suoi viaggi e dalla letteratura scandinava, Augusta Peaux (1859-1944) sviluppa una forte attrazione per il paesaggio sconfinato e poco popolato dei Paesi nordici, in particolare per quello islandese, attrazione che si riscontra in molti dei suoi componimenti. Giunta a quarant'anni non condivide più la fede protestante dei suoi genitori e dei suoi avi, nei suoi versi c'è posto solo per le divinità precristiane e gli elementi naturali. Nelle sue liriche successive le persone si perdono nella natura, i cui luoghi sono tanto più belli quanto più desolati, e la guerra, nello specifico la prima guerra mondiale, deruba l'essere umano del suo paesaggio.