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Questo libro riunisce in un unico volume i due ultimi scritti di Peter Brook: "Tip of the Tongue. Reflections on Language and Meaning" (2017) e "Playing by Ear. Reflections on Music and Sound" (2019). A parte la contiguità cronologica, cosa hanno in comune questi due titoli per essere presentati insieme? Un filo li unisce, e può essere ricondotto a un tema, una domanda che percorre e sostiene le riflessioni raccolte: cos'è la qualità? Capitolo dopo capitolo i saggi, scanditi da domande sempre diverse, ci mostrano come i dettagli delle pratiche teatrali - il suono di una parola, il silenzio in una frase musicale, una danza eseguita attraverso il fremito delle dita e degli sguardi - siano i "custodi dei segreti", quegli elementi che, se li scrutiamo con cura e nel rispetto delle loro forme, possono cambiare la natura della nostra esperienza del teatro. Per questo, nelle parole di Brook si cercheranno invano ricette o precetti. I suoi brevi saggi, infatti, non si chiudono mai in una definizione, ma tendono piuttosto a scivolare fuori dalla pagina, in un invito all'esperienza. Da consumato narratore, con un abile artificio retorico, nelle sue conclusioni Brook indica invariabilmente un altrove che il lettore deve scoprire da sé. Come è detto nella chiusa di Suonando a orecchio, «la cosa più preziosa è: custodire il silenzio», perché nessuna esperienza è possibile se non ci si predispone al silenzio per poterla compiere. La qualità, che è il momento in cui visibile e invisibile si compenetrano, si trova solo nei dettagli. Nei dettagli è custodito il segreto.