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Se si guarda alle riforme che il legislatore ha introdotto in questi ultimi anni finalizzate alla risoluzione alternativa delle controversie nel settore civile, ci si accorge che il sistema della giustizia si è andato costruendo nel tempo intorno a strategie alternative al processo tradizionale ormai connotate in modo stabile e definitivo. In questa complessiva ridefinizione della giustizia civile fuori dal processo si conferma come fondamentale la funzione di garanzia svolta dagli avvocati, chiamati sempre più ad esercitare ruoli ulteriori rispetto a quelli tradizionali assolti nel contenzioso processuale. La rivoluzione provocata dalla messa a punto dei sistemi alternativi è particolarmente significativa se si considera che le funzioni di consulenza, di negoziazione e di pianificazione possono essere esercitate anche nell'ambito del diritto di famiglia, cioè in uno dei settori tradizionalmente più affollati da interessi di natura pubblicistica e meno permeati dall'autonomia privata. Proprio nell'ambito del diritto di famiglia si sta portando a compimento, anche in virtù delle riforme, un riassetto della natura ritenuta da sempre indisponibile in questo settore dei diritti delle persone. La possibilità di concordare fuori dai tribunali - con la garanzia rappresentata dall'assistenza obbligatoria degli avvocati - molte controversie oltre alle condizioni di una separazione o di un divorzio, rimette in gioco paradigmi che hanno per decenni costituito il riferimento dell'intervento giurisdizionale. La rivoluzione è solo agli inizi, considerate le prevedibili ricadute della riforma su altri temi strategici, quali quello dei patti e degli accordi prematrimoniali e predivorzili e della negozialità tra conviventi di fatto, valorizzata dalla recente legge 20 maggio 2016, n. 76.