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Se c'è qualcosa che negli ultimi vent'anni è stato sinonimo di rivoluzione, futuro, libertà in ogni luogo del mondo, questo è internet. Perché allora in Italia la capacità d'innovazione e civilizzazione della rete è stata molto spesso incompresa se non apertamente osteggiata? Massimo Mantellini si è posto questa domanda fin da quando negli anni Novanta ha cominciato a occuparsi di cultura digitale, facendo sì che nel tempo il suo nome - attraverso puntuali interventi sulla stampa e un blog popolarissimo - diventasse un punto di riferimento per chi vuole orientarsi tra presunti guru informatici e nemici del cambiamento. Ora, con "La vista da qui", Mantellini ha deciso di sfruttare la sua lucidità e la sua autorevolezza per scrivere una sintesi agevole, chiarissima ma molto schierata, di questa critica del presente. Dalla gestione del copyright all'invadenza pubblicitaria di Google e Facebook, dalla tutela dei minori al problema del divario digitale, "La vista da qui" ci fa capire che le questioni della rete e dell'innovazione tecnologica riguardano ognuno di noi, e che dalla conoscenza di internet dipende anche la nostra possibilità di essere cittadini più liberi e solidali.