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Tocca per tornare è una funzione che la navigazione ipertestuale ha reso familiare e visivamente concreta, che ci racconta come funzionano i nostri processi cognitivi. Ogni nuova tecnologia rimette in gioco il serbatoio ma soprattutto la potenza dell'immaginario, come storie che convergono nel processo evolutivo verso le origini, dove il virtuale non è altro, non è altrove, ma è condizione del permanere della realtà, così come è. La convergenza disciplinare dei settori della Formazione e della Comunicazione, che transita per i processi di rigenerazione degli immaginari fra memoria e innovazione, è questione urgente prioritariamente in ambito educativo, ai fini della formazione dei futuri cittadini di mondi. Il contatto con un orizzonte di senso, vale a dire con un'etica fondata sulla condivisione dei significati che muovono le pratiche individuali e collettive, è il codice sorgente dal quale avviare i processi, le progettualità, la programmazione in campo educativo e formativo. La seconda parte del libro prende spunto da una dimenticanza: che governare un computer, ovvero programmarlo, cioè "fare coding", è un gioco "per" ragazzi, non "da" ragazzi. Per capirlo è necessario (ri)tornare a quanto profeticamente sosteneva, quasi mezzo secolo fa, Seymour Papert, oggi ancora molto citato ma poco letto, se è vero che la sua idea di "pensiero computazionale" è stata più volte declinata ma forse non sempre capita. È un atto di umiltà nei confronti della macchina, a cui dobbiamo disporci e che le dobbiamo, per tornare alle origini del ragionamento logico che essa sottende e da cui non possiamo prescindere. Si tratta in altre parole di riportare al centro l'algoritmo e il suo significato, il ragionamento algoritmico e la grande ricchezza che esso racchiude. Una ricchezza preziosa, di cui fare tesoro per capire, decidere, agire da attori protagonisti, e non da comparse, nel mondo in cui ci troviamo a navigare. Gabriella Paci insegna Infanzia e digital media e Tecnologie dell'istruzione e dell'apprendimento presso la facoltà di Scienze della Formazione Primaria dell'Università Suor Orsola Benincasa di Napoli. Ha pubblicato La televisione (2001) e, con Agata Piromallo Gambardella e Diana Salzano, Violenza televisiva e subculture dei minori nel meridione (2004). Davide Sardini insegna Fondamenti di informatica e Sistemi interattivi all'Accademia di Belle Arti SantaGiulia di Brescia. Si occupa di Intelligenza artificiale, in particolare di Machine learning e di Natural language processing, ambiti nei quali ha progettato fra l'altro sistemi cognitivi per l'indicizzazione e la comprensione semantica di testi umanistici. Ha in preparazione iBit. Capire l'informatica (2022).