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C'è un tempo per vivere e un tempo per morire, dice il saggio Qohelet. E quando il secondo appare improvvisamente all'orizzonte e "le bombe cadono tutt'attorno" si fa pressante la necessità di una revisione della propria vita. Così, un evento drammatico come il ricovero in ospedale per più di un mese a causa del Covid-19 può trasformarsi in un'occasione di purificazione spirituale. È il resoconto di una vita vissuta, e non subita, quella che Luciano Lepore presenta al lettore, e proprio per questo richiede di essere valutata attentamente da chi ne è stato protagonista. E l'onestà della valutazione è giocoforza legata ad una domanda, che l'autore più e più volte si pone: a qual fine? La narrazione torna così ai giorni della scelta seminariale e in modo particolare dell'ordinazione sacerdotale. Una scelta che si rivelerà continuamente piena di ostacoli che solo il Vangelo consente di superare, perché è proprio in quel messaggio di amore universale cocciutamente sostenuto e difeso fino alla fine da un ebreo marginale duemila anni fa che ancora oggi si gioca il futuro dell'umanità.