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Lo studio sviluppa la tesi che il vangelo di Giovanni è ben noto ai sinottici e anche a Paolo; tesi più radicale di quella di A. T. Robinson, e che solo in quest'ultimo decennio, e solo in parte, si sta imponendo all'attenzione degli studiosi. Giovanni si dice testimone e "discepolo amato", si rivolge ai giudei, di cui conosce bene la cultura, per dimostrare che "Gesù è il cristo", tesi presupposta da Paolo e dagli altri vangeli; il messaggio di Gesù in lui è più spirituale e ideale, ignora riti e norme che si sono imposte successivamente nella pratica delle comunità postpasquali, è più strettamente concentrato sul messaggio d'amore e più deciso nel rifiuto della Legge in nome della quale Gesù è stato condannato e maledetto; tutti hanno frequenti riferimenti a lui (il "segno di Giona", il "giovane ricco" e il "primo comandamento", l'unzione di Betania, il discorso sul pane e il racconto della passione, il tradimento di Giuda); Paolo polemizzando contro altri apostoli sembra alludere a lui. Infine viene proposto un elenco significativo di passi simili fra Giovanni ed i sinottici.