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La giovane, ormai ex contadina, Sanniang e Wang, fuggiti via mare dalla Cina dopo la "Rivolta dei Boxer", si ritrovano, per un gioco di identità fasulle, profughi fittizi e poi clandestini nel Giappone del primo Novecento, dove le correnti modernizzatrici e militariste armeggiano in affari e matrimoni con i grandi cartelli industriali e finanziari, tra belle maniere patriottiche e sommaria brutalità scommettendo su venti di guerra di estensione continentale. L'antimilitarismo di Tezuka, mai sottile nei toni, trova occasione non solo per un affondo storico quanto mai sferzante e irridente nell'epoca, nelle idee e nel bestiario del suprematismo nipponico e delle sue parodie panasiatiche, ma anche per una viva descrizione dell'ambiente con cui i due giovani transfughi vengono a contatto, quelle delle società segrete nazionaliste che stringono sodalizi instabili ed equivoci con i rivoluzionari esuli da tutti i paesi asiatici che si aggirano per Tokio, e in particolare per un suo sobborgo, Hongo, allora densamente abitato da studenti universitari e giovani immigrati. Solo qui poteva aver luogo l'altrimenti improbabile incontro di Sanniang con Terujiro Kita, burbero e appartato giovane intellettuale, tormentato dalla campagna di repressione poliziesca contro l'opposizione antimilitarista interna, impegnato nella stesura di un'opera teorica sul "vero socialismo" e, per di più, ossessionato dal perduto amore per una ragazza che è la sosia di Sanniang! Sul filo del tenero ma burrascoso rapporto che ne nasce, sono i rapporti tra i sessi in "tempi di guerra" a emergere con forza come tema segreto di "Ikki Mandala".