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Il libro, concepito durante gli incontri di Arte Migrante, presenta il racconto paradigmatico di Alì, un giovane immigrato arrivato in Italia dal Ciad. Scrive Alì, ricordando il suo arrivo a Lampedusa: "Da quel momento sono diventato il 224. Quando sentivo quel numero, mi hanno spiegato, stavano chiamando me. E poi quando l'ufficiale mi chiedeva dove fossi, cosa dovevo fare io, non sapevo rispondere. E lui si arrabbiava. Ero senza documenti, senza lavoro: non avevo niente. Mi sentivo un prigioniero, mi sembrava di essere al punto zero". Ben diverso è quanto scrive Alì, dopo aver conosciuto a Pisa Arte Migrante: "Grazie ad Arte Migrante ho vissuto quello che vorrei vivere sempre. Nel cerchio ci sono bianchi, neri, stranieri o cittadini italiani, di diverse lingue e religioni e stanno insieme: così dovrebbe essere anche fuori. Grazie perché siete come un posto all'ombra in cui ognuno sta di fianco all'altro senza pregiudizi". Il lavoro culturale e politico di Arte Migrante e questo libro costituiscono la migliore risposta nonviolenta ai processi di disumanizzazione che sono in corso nei confronti dello straniero e dei migranti in Italia e nel mondo.