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Giulio Cesare Croce, autore secentesco del Bertoldo e del Bertoldino, a dispetto del successo incontrato presso i suoi contemporanei, è oggi quasi sconosciuto al lettore medio e poco studiato dalla critica. Ma anche coloro che, come Piero Camporesi, se ne sono occupati approfonditamente lo hanno raffigurato come uno scrittore moderato, attento a non inimicarsi i potenti e impegnato a ricercare un mecenate disposto a garantire una vita dignitosa a lui e alla sua numerosa prole, seppur con qualche guizzo, subito circoscritto nell'ambito della trasgressione ludico-formale e "carnevalesca". Antonio Catalfamo, nel presente volume, dopo aver ricostruito ampiamente il contesto (storico-politico, economico-sociale, ideologico, culturale, letterario) nel quale lo scrittore ha vissuto e operato, analizza i suoi testi con una visione d'insieme, evidenziandone sia la componente contestativa della cultura delle classi dominanti, sia quella conservativa, entrambe proprie, nel loro rapporto dialettico, della cultura popolare, secondo l'insegnamento di Gramsci.