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In questo testo viene ripercorsa la vicenda poetica di Daniele Giancane, autore meridionale che - sia pur esprimendosi anche attraverso altri itinerari (la letteratura per l'infanzia, la saggistica, il teatro) - ha compiuto ininterrottamente una profonda e acuminata ricerca sul corpo della parola. Come avverte l'autrice dello studio Angela De Leo, la poesia di Giancane si è sempre presentata come parola/diario dell'esistenza, esperienza di vita, sguardo sorpreso (e sospeso) sull'altrove. Per Daniele Giancane la poesia non è costruzione puramente letteraria ma adesione emotiva al mondo. Angela De Leo ripercorre con estrema lucidità critica l'iter di Giancane, dalle prime prove alla fine degli anni Sessanta, attraverso poi una poesia urlata sulla scia della beat-generation, sino alla pacatezza dell'ultima produzione, in cui s'avvertono l'inesorabile fluire del tempo, la precarietà degli affetti, la dimensione rarefatta tra sogno e realtà.