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I contributi raccolti tentano di esaurire lo spettro complesso, multisfaccettato e barocco dell'opera e della figura dello straordinario artista. Paccagnini e Senna si soffermano sul farsi e modularsi della scrittura epistolare e giornalistica; Castronuovo indaga le fulminee capacità di Barilli di ridurre il pensiero ad aforisma, mentre Fioravanti immagina cosa accadrebbe se Barilli scrivesse... un tweet. Traina e Varini rileggono "Lo spettatore stralunato"; Ferrari tenta di far reagire il Barilli critico musicale e musicista con le trame di Debussy e Schumann; Bottero propone un excursus tra i ritratti che i «colleghi» letterati di Barilli hanno lasciato nel tempo. Il numero è arricchito da un ricordo di Carlotta Barilli, nipote di Bruno, raccolto da Lucilla Lijoi, e dal recupero di due articoli di Alfonso Gatto e Orio Vergani. Non mancano i riferimenti alle due donne più vicine all'artista: Suboti valorizza la figura della figlia Milena, pittrice dai tratti onirici e misteriosi, mentre la moglie di Bruno, la principessa serba Danica, è evocata attraverso "Piccolo sogno", opera prima a lei dedicata il cui spartito è interamente riprodotto nella rivista.