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Atlantide, un Impero in declino; "La Caccia", una pratica disumana; gli Afri, un popolo oppresso in cerca di libertà. Su questo mitico sfondo, risalente a qualche secolo prima della guerra di Troia, si stagliano i due principali antagonisti: Awras, il governatore spietato di Menè, preda delle sue ossessioni di potere e della sua ambigua passione per la sua irriducibile oppositrice; Shana, la giovane sacerdotessa degli Afri, indomita e pronta a superare le proprie paure per guidare il suo popolo verso la libertà. Intorno a loro si muovono molti altri personaggi secondari ma non meno complessi nelle loro fragilità, incoerenze, dubbi e evoluzioni: Hermia, una madre disposta a tutto, anche ad opporsi alle follie del marito, per garantire un futuro ai suoi figli; Mhemba, un gigante dalle dolorose cicatrici dotato di un grande cuore e infine le Hamaxhoni, donne dalla bellezza sfolgorante, nate dall'amore ma votate alla guerra per riportare giustizia in una terra dominata dalla barbarie dove sta scomparendo qualsiasi forma di umanità. Il romanzo, rielaborando il mito delle Amazzoni libiche, costruisce un mondo fantastico in cui Odio e Amore, Pace e Guerra, Giustizia e Vendetta, si scontrano e si confondono.