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Nora, l'eroina di Casa di bambola (1879) di Henrik Ibsen, si sente incompresa dal marito e prende una decisione drastica ed estrema: abbandonare l'intera famiglia, figli compresi. In Nora seconda, sorta di "sequel" del dramma ibseniano, Cesare Giulio Viola immagina che Nora si sia ritirata in Italia, a Capri, e che dopo vent'anni venga raggiunta dalla figlia la quale, nonostante l'abbandono, la ha sempre considerata come una donna coraggiosa ed un modello da imitare. Ma la Nora "italiana" è molto più matura di quella svedese e darà alla figlia consigli ben diversi da quelli che la giovane si aspetta. Nel suo dramma Cesare Giulio Viola distrugge l'icona del femminismo letterario, mostrandocela vittima delle proprie scelte e pentita della propria intransigenza. Se Nora I era stata il simbolo della donna emancipata, Nora II vuole rappresentare il desiderio femminile di essere moglie e madre di famiglia.