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Anila Hanxhari è poetessa midollare, si muove come una Marianne Moore in passo albanese, in lingua sonante d'Italia. Non c'è nulla di automatico e nulla di letterario in lei, la violenza ispirante che movimenta a far uscire farfalle e spade dalla bocca e dal cuore deve aver sede in una regione della immaginazione in cui non si accorge nemmeno di immaginare. È veggente. La sua anima, come diceva Rimbaud (e come sapeva Giovanni della Croce) si è fatta mostruosa - mostruosa rispetto alle anime quiete, belle e fatte, borghesi.