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Poesia alta, quella che è andata ad ordinarsi nelle pagine di "Poesia e Amore" del poeta Nicolae Dabija, e tradotte in italiano da Varvara-Valentina Corcodel. Poesia sospesa in una sorta di nobiltà luminosa, che cavalca l'immaginario dei cittadini di Moldova, e ne scalpella nomenclature dello spirito, anche attraverso reviviscenze celebranti il canto poetico che affonda nel mito e nel dramma storico definito dalla sorte di questo Popolo. Va da se, quindi, che i temi espressi, nell'interpretazione e lettura dei Moldavi, si dilatano sino ad assumerne il canto e la sofferenza che attraversa e denota l'umanità tutta e ne digitano la severità e la verità della storia che essa ha tessuto. Il Poeta, nel suo profanare i meandri dello spirito, s'insinua nei ripostigli più obsoleti con la sua mente, con la sua sorprendente sensibilità, con la sua percezione sensoriale, con l'essere integrale. Egli coglie il senso della realtà, che evoca nel verso, esaltandone la sua consistenza materiale e formale, fino a penetrarne la concretezza peculiare del suo esistere, il valore di cui gli stessi versi sono portatori, ed a definirne la seduzione esistenziale che emanano.