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Dieci giudei, residenti in Aterno-Pescara, si riunirono nella loro sinagoga il pomeriggio di Giovedì Santo del 1062 per prendersi gioco delle cerimonie religiose dei cristiani. Spalmarono della cera su una tavola corrosa dai tarli e vi raffigurarono la croce con sopra Gesù, ficcarono degli aghi sul capo, sulle mani e sui piedi del crocifisso e poi con delle frecce e con una lancia lo ferirono per schernirlo, come avevano fatto i loro padri, quando l'uomo-Dio era vivo ed operava tra loro. Tornati la mattina dopo nella sinagoga, essi trovarono gocce di sangue sul corpo del Cristo e per terra, tra la polvere. Presi dallo spavento, cercarono di cancellare ogni segno e di raccogliere la polvere insanguinata in un'ampolla, per poi nascondere cera, lancia ed ampolla. Tre anni dopo, per forti dissensi scoppiati fra loro, la notizia dell'accaduto fu portata a conoscenza del Conte teatino Trasmondo, presso il castello di Sette, e il Conte, messi alle strette i colpevoli, riuscì a recuperare gli oggetti sacri e, su parere del Papa Alessandro II, fece trasferire cera, tavola, lancia ed ampolla, contenente la polvere intrisa di sangue, nella chiesa di San Salvatore.