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Renata, la figlia del Vate, qualche anno dopo la morte del padre, ne rievoca la memoria leggendo e recitando alcuni brani e poesie tratti dalla copiosa produzione dannunziana. La sceneggiatura si snoda su due registri paralleli. Il primo registro è storico-documentaristico, rigorosamente ricostruito attraverso la produzione epistolare dannunziana. Il secondo registro, più libero e creativo riguarda il commento che la protagonista esprime su alcune opere di suo padre. Quanto alle opere dannunziane citate, ne riportiamo di seguito l'elenco in ordine di citazione: "Sogno d'un mattino di primavera", "Forse che sì, forse che no", "Notturno", "Il Libro Segreto", "La città morta" e "Il Fuoco".